Intervista a Fabio Giubilo, direttore di Confcommercio Reggio Calabria – di Piero Gaeta. Gazzetta del Sud Reggio Calabria di giovedì 6 novembre 2025
In un momento in cui il dibattito nazionale si concentra su rappresentanza e qualità contrattuale, il “modello reggino” sembra esprimere un equilibrio avanzato tra tutela, competitività e welfare.
Direttore Giubilo da dove nasce questa solidità?
«Nasce dalla consapevolezza che la contrattazione rappresentativa è, prima di tutto, una politica industriale condivisa. Quando il contratto è firmato da parti realmente rappresentative e applicato nella sua integrità, non si limita a regolare i rapporti di lavoro: genera valore economico, sociale e reputazionale. A Reggio Calabria, come Confcommercio, abbiamo costruito nel tempo un sistema coerente – fatto di bilateralità, welfare territoriale, formazione e sicurezza – che traduce il principio di partecipazione in strumenti concreti. È un modello che non si improvvisa: si basa su continuità, qualità negoziale e responsabilità reciproca. In questo percorso, il confronto costante e costruttivo con Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Reggio Calabria ha rappresentato un elemento decisivo di equilibrio e maturità».
Il welfare contrattuale è ormai un elemento strutturale del vostro sistema territoriale. Che cosa rappresenta oggi?
«E l’espressione più tangibile del legame tra buona contrattazione e benessere reale. Il Fondo Welfare dell’Ente Bilaterale del Terziario, attivo da anni, impegna oltre 150 mila euro annui in contributi per natalità, istruzione, mobilità, sport, benessere, sicurezza, formazione. Questo non è assistenzialismo, ma welfare generativo: un meccanismo che redistribuisce valore e produce stabilità. Ogni contributo erogato è un investimento che rafforza la fiducia tra lavoratori e imprese e, al tempo stesso, sostiene la competitività del territorio. E anche un indicatore di rappresentanza: solo dove la contrattazione è autenticamente condivisa si può costruire un welfare sostenibile e misurabile».
Tra gli strumenti più significativi rientra certamente il protocollo sull’apprendistato, condiviso con l’Ordine dei Consulenti del Lavoro e oramai una certezza per le imprese. Perché è così importante?
«Perché rappresenta un punto d’incontro tra norma, impresa e territorio. Il protocollo reggino sull’apprendistato professionalizzante ha permesso di introdurre un sistema di attivazione e monitoraggio che tutela i giovani e offre certezze alle aziende. Attraverso il parere di conformità, il piano formativo individuale e la tracciabilità dei percorsi, l’Ente Bilaterale esercita una funzione di garanzia che agevola anche l’attività ispettiva. L’apprendistato, se gestito in modo corretto, è la forma più avanzata di incontro tra formazione e occupazione. E un contratto che crea competenze, e dunque futuro».
Anche l’accordo territoriale sul tempo determinato è un esempio concreto di come la contrattazione possa conciliare esigenze produttive e legalità.
«Esattamente. L’accordo territoriale sul tempo determinato nei comuni a vocazione turistica consente alle imprese di gestire i picchi stagionali con regole certe e trasparenti. È un equilibrio tra flessibilità e tutela, che si fonda su un presupposto preciso: solo la contrattazione collettiva rappresentativa può introdurre deroghe legittime ai limiti di legge. In questo senso, la nostra esperienza – sviluppata insieme alle organizzazioni sindacali di categoria, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Reggio Calabria – applica pienamente quanto indicato dalle circolari dell’Ispettorato del lavoro, che riconoscono ai contratti “leader” la competenza esclusiva su istituti come apprendistato, lavoro intermittente e tempo determinato. Per noi non è solo un principio giuridico, ma una garanzia di qualità: le deroghe hanno senso solo se costruite in un quadro di responsabilità e di equità».
Sul fronte economico, avete rinnovato anche l’accordo territoria le per la detassazione dei premi di produttività. Qual è il valore di questa misura?
«E uno strumento che premia la partecipazione e la condivisione degli obiettivi aziendali. L’accordo quadro per la detassazione consente alle imprese che applicano il CCNL Confcommercio di accedere al regime agevolato sui premi di risultato ed è un segnale importante per chi investe in produttività e welfare. Ma il punto non è solo fiscale: la misura funziona davvero solo quando esiste una contrattazione di qualità, che definisce indicatori verificabili e premia comportamenti virtuosi. È la dimostrazione che la buona contrattazione non solo tutela, ma migliora le performance».
La sicurezza è uno dei temi che avete scelto di mettere al centro della contrattazione territoriale, anche con strumenti innovativi come il Fondo dedicato e la figure del Tutor.
«Sì, il Fondo Sicurezza e la figura del Tutor della Sicurezza nascono dall’idea che la prevenzione sia un investimento e non un costo. Abbiamo voluto mettere a disposizione delle micro e piccole imprese strumenti semplici, qualificati e a costo zero, per garantire il rispetto del D.Lgs. 81/08. Il Tutor accompagna l’impresa in un percorso di adeguamento continuo, unendo assistenza tecnica e sensibilizzazione. È una scelta di responsabilità collettiva utile a migliorare la cultura della sicurezza nel nostro territorio».
Guardando al quadro normativo nazionale, come si inserisce la nuova legge delega sui contratti collettivi rappresentativi?
«Rappresenta un passaggio cruciale. La delega approvata dal Parlamento punta a mettere ordine in materia di rappresentanza e a rafforzare il ruolo dei contratti sottoscritti da organizzazioni comparativamente più rappresentative, rendendoli il punto di riferimento per la disciplina del lavoro e della retribuzione equa. La riforma può essere un’occasione per valorizzare chi opera già in coerenza con questi principi. La sfida sarà tradurla in decreti attuativi capaci di semplificare e rendere più certe le regole, riconoscendo alla contrattazione rappresentativa la piena funzione di regolazione e di partecipazione».
In conclusione, quale direzione dovrebbe seguire il futuro della contrattazione?
«La direzione è quella della consapevolezza. Ogni impresa che applica un contratto rappresentativo contribuisce a costruire un’economia più stabile e trasparente. Ogni lavoratore tutelato in un sistema bilaterale solido partecipa a un modello che redistribuisce valore. La buona contrattazione non è un vincolo burocratico, ma un atto di responsabilità verso la comunità economica e sociale. Welfare, sicurezza, formazione, produttività: sono i pilastri di un patto moderno tra lavoro e impresa. Da Reggio Calabria, con la forza di un modello maturo, vogliamo continuare a dimostrare che la rappresentanza contrattuale è una risorsa strategica, non un costo».
L’argomento della buona contrattazione è di grandissima attualità e in questo senso, assume ancora più grande valore l’appello lanciato nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha richiamato con forza l’attenzione sul fenomeno dei “contratti pirata”.
«La proliferazione di contratti sottoscritti da soggetti non realmente rappresentativi genera dumping contrattuale, riduce diritti e tutele e altera la concorrenza tra imprese. Ed è esattamente contro questa deriva che il nostro sistema territoriale sta lavorando con energia da anni: difendere e applicare la contrattazione autentica significa difendere la qualità del lavoro e la legalità del mercato».




